Dalla fionda alla corona

Dio sceglie Davide

«L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1Sam 16,7).
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Tremila anni fa, nella terra di Israele, si trovavano dodici tribù, riunite sotto il nome di Dio. A capo di queste tribù non c’era un vero e proprio re, ma c’erano i Giudici (uno dei Giudici è Sansone, famoso per la sua grande forza e i suoi lunghi capelli), la cui storia è raccontata nel settimo libro della Bibbia, appunto il Libro dei Giudici.
Come guida carismatica di tutte queste tribù, ai tempi della storia raccontata nel fumetto, c’era un profeta che si chiamava Samuele. Quest’uomo era un importante punto di riferimento, tanto da venire interrogato su una questione di grande peso: unire le tribù sotto un unico re.

La più piccola delle tribù
Avere un re non significava semplicemente avere un capo, perché il suo ruolo era anche sacro. Quando un re veniva incoronato, veniva unto, proprio per sottolineare la sacralità di questo momento.
Una delle dodici tribù di Israele, la più piccola di tutte, si chiamava Beniamino. Fra le persone di questa tribù c’era Kis, il quale aveva un figlio chiamato Saul, «prestante e bello: non c’era nessuno più bello di lui tra gli Israeliti» (1Sam 9,2).
Lo Spirito del Signore sceglie di eleggere come re proprio Saul, che nei prossimi numeri di Fiaccolina conosceremo meglio. È strano che Dio scelga come re non uno dei capi delle dodici tribù, ma un giovane che faceva parte della più piccola delle tribù: Dio sceglie qualcuno di piccolo per una missione grandissima.

Il più piccolo dei fratelli
Re Saul, però, disubbidisce alla grande missione che gli ha affidato il Signore e il profeta Samuele è mandato a cercare e a consacrare un nuovo re. Tutto quello che Samuele sa è che deve andare da un uomo di nome Iesse, che vive a Betlemme (la stessa città dove nascerà Gesù), e ungere re uno dei suoi otto figli.
Iesse mostra a Samuele i suoi figli, partendo da quelli più grandi che ritiene i migliori, ma il Signore non sceglie nessuno di loro: «L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1Sam 16,7). Manca solo un figlio da presentare a Samuele: Davide, il più piccolo, che è a pascolare il gregge.
Appena Davide entra in casa, il Signore rivela a Samuele che è lui il prossimo re di Israele. I fratelli maggiori di Davide sono più forti, sappiamo anche che alcuni di loro sono dei soldati; Davide è ancora troppo piccolo per un lavoro vero e proprio, fa il pastore e nel suo tempo libero suona la cetra e gioca con la fionda. All’apparenza il primo dei fratelli, Eliab, sarebbe dovuto diventare re, ma «il Signore vede il cuore».

Siamo unici
«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Lc 10,21). Anche Gesù, mille anni dopo queste vicende, riconosce che Dio sceglie spesso fra i più piccoli.
Quanti capi tribù sarebbero stati più degni di Saul, un ragazzo qualunque della più piccola delle tribù! Quanti uomini valorosi sarebbero stati più degni di Davide, un giovane pastore, l’ultimo dei fratelli! Eppure Dio, contro tutti i pronostici, guarda il cuore e sceglie questi due giovani. Come ci ricorda papa Leone XIV nella recente enciclica Dilexi te, Gesù «lo abbiamo conosciuto nella piccolezza di un bambino deposto in una mangiatoia» (Dilexi te 16): anche lui, per rivelarsi, ha scelto di essere piccolo.
Dio ci vede lungo: Davide è unico, ciascuno di noi è unico. La sua passione per la cetra e per la fionda si riveleranno molto utili nella sua storia, a tal punto che, suonando, riuscirà a calmare Saul. Così anche noi, nella nostra piccolezza e unicità, siamo scelti da Dio e chiamati per una grandissima missione: la vocazione. A noi la sfida di capire qual è e, come Davide, metterci in gioco.

Tratto dal numero 11 (Novembre 2025) di “Fiaccolina”